Cari tutt*,
com'era prevedibile ci troviamo in mezzo ad una nuova ondata della pandemia. Non siamo medici e non vogliamo pertanto entrare nel merito di una discussione sanitaria che non saremmo in grado di sostenere. Siamo però cittadini, lavoratori, studenti che ancora una volta vedono ricadere sulla propria condizione di vita i tagli scellerati alla sanità pubblica in favore di quella privata. Specialmente in Lombardia, dove il modello sanitario degli ultimi vent'anni è stato totalmente fallimentare. Così come fallimentari si sono rivelate le privatizzazioni e i tagli imposti a tutti i servizi pubblici: welfare, scuola, trasporti…
Fin dalla prima ondata che ha dolorosamente colpito il territorio cremonese, noi di Arci Persichello abbiamo sostenuto, e continuiamo a farlo, che prioritaria è la tutela della salute di tutti, a partire dai soggetti più fragili. Per questo motivo siamo ripartiti con le attività del circolo solo quando ci è stato permesso e usando la massima attenzione e ogni dovuta precauzione. Da qualche settimana ci siamo però trovati ancora una volta costretti a chiudere, in una situazione che, grazie alla miopia di Governo e Regione, ci ha fatto ripiombare in zona rossa. Rossa di vergogna, vorremmo dire.
Se è vero che la prima ondata ha colpito inaspettatamente, ci chiediamo con quanta irresponsabilità e mancanza di coraggio in tutti questi mesi siano stati anteposti senza scrupoli gli interessi privati a quelli pubblici. Ci chiediamo come mai non siano stati presi provvedimenti che ci avrebbero tutelati in questo momento: assunzione di medici, infermieri e personale sanitario, potenziamento della medicina territoriale e di tutti i servizi pubblici di prossimità, potenziamento (e non riduzione) dei trasporti pubblici, adeguamento dell'edilizia scolastica, istituzione di un reddito di emergenza…
Stiamo invece assistendo ad un nuovo vergognoso scaricabarile tra istituzioni nazionali e locali, e le conseguenze di questo “gioco irresponsabile” ricadranno, ancora un volta, su chi da un giorno all'altro si ritrova senza lavoro, su chi è costretto ad andare a lavorare in luoghi insicuri e privi di controlli, su chi la scuola non può più viverla; in una spirale di contraddizioni tra industrie che guardano solo al fatturato, lockdown della socialità e diritto alla salute sempre più negato.
Continuiamo a credere che non si debba restare ad osservare impotenti, ma sia necessario confrontarci e cercare di capire, continuando a sostenere le reti solidali che fin dall'inizio della pandemia si sono create e rinsaldate sui territori.
Vogliamo dire ancora una volta che da questa emergenza, non più solo sanitaria ma anche sociale, o se ne esce tutti insieme o non se ne esce.
Il nostro abbraccio va a tutte le persone che in questi lunghi mesi si sono trovate a combattere contro il virus, a chi ha perso qualcuno di caro, a chi si è trovato solo.
Sperando di rivederci presto al circolo, vi invitiamo a continuare a seguirci e a tenere alta l'attenzione sulle buone pratiche di tutela sanitaria, auspicando che vadano presto di pari passo con quelle di tutela sociale.
Il nostro abbraccio va a tutte le persone che in questi lunghi mesi si sono trovate a combattere contro il virus, a chi ha perso qualcuno di caro, a chi si è trovato solo.
Sperando di rivederci presto al circolo, vi invitiamo a continuare a seguirci e a tenere alta l'attenzione sulle buone pratiche di tutela sanitaria, auspicando che vadano presto di pari passo con quelle di tutela sociale.
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